L’andriese Porro, poliziotto nel 1971: “avevo lo scudo bruciato da una molotov ma non ho mai perso il doveroso rispetto per i cittadini”

Dettaglio dei poliziotti del Reparto celere a Milano negli anni ’70, periodo degli scontri

Grazie all’estensione degli strumenti web, affiancati alla stampa tradizionale, la libertà d’opinione – sacrosanta ed indiscutibile – si colora di molteplici sfumature, anche su argomenti delicatissimi come quelli riguardanti le forze dell’ordine, talvolta oggetto di dure critiche. A ricordarci invece gli alti valori legati alla tutela dei cittadini rappresentati dai corpi di polizia è proprio un ex poliziotto originario di Andria. Ancora una volta, VideoAndria.com ha deciso di dedicare spazio al Cav. Salvatore Porro. Di origini andriesi ma da anni residente a Trieste, un tempo Porro ha servito il paese indossando la divisa. Nel voler rispondere ad un intervento critico pubblicato sul noto giornale triestino “Il Piccolo“, Porro è anch’egli intervenuto sull’edizione del 29 aprile 2024 del quotidiano triestino volendo pubblicamente ricordare ai lettori di essere stato un tempo istruttore di addestramento formale per quattro anni all’8° Reggimento dei Bersaglieri di Pordenone e poi presso la Scuola di Polizia “San Giovanni” di Trieste. Una carriera nella Polizia, quella di Porro, sempre basata su tre valori fondamentali: il rispetto, la dedizione al lavoro e tutela dei cittadini. Menzionando anche l’art. 53 del Codice Penale, Porro ha spiegato come l’uso della forza da parte delle forze dell’ordine sia da considerarsi esclusivamente a circostanze specifiche, legate a situazioni di estrema necessità, rigettando così le ricostruzioni accusatorie di chi, negli anni, ha invece gettato frequentemente ombre sui corpi di Polizia, danneggiandone ingiustamente l’immagine e incentivando inevitabilmente un pericoloso stato di annichilimento che non fa fa bene al sistema istituzionale italiano. Nel suo intervento a mezzo stampa, Porro parla di un aneddoto storico:

il Cav. Salvatore Porro oggi

quello riguardante gli scontri avvenuti nel 1971 a Piazza San Babila, a Milano. All’epoca, l’ex poliziotto andriese fu colpito da una bomba molotov -fortunatamente senza gravi conseguenze – nell’ambito di accese proteste di studenti che si trasformarono in una vera e propria guerriglia urbana. Nonostante l’alta tensione creatasi, grazie anche all’arrivo del 2° reparto Celere di Padova, attraverso il cosiddetto metodo dei “caroselli“, fu possibile evitare il peggio. Nel suo intervento, il Cav. Porro ribadisce il suo apprezzamento nei confronti delle forze dell’ordine, rispedendo al mittente le critiche gratuite tipiche del periodo storico che stiamo attraversando. Si, è lo stesso Cav. Porro che recentemente è tornato ad Andria per sorreggere la statua della Madonna durante la Processione dei Misteri, lo stesso autore dell’importante lettera inviata mesi fa al Ministro della Cultura attraverso la quale è stato possibile sollecitare concretamente le istituzioni per l’introduzione di una rampa di accesso per i visitatori disabili di Castel del Monte per porre fine all’annosa problematica che interessava il maniero federiciano. Oggi, Porro non indossa più la divisa ma anche a Trieste continua ad attivarsi per tutelare i diritti dei cittadini attraverso il suo costante contributo nel Consiglio Comunale triestino e nel Movimento cattolico per la famiglia e la vita. Una divisa può anche essere appesa ad un chiodo ma i valori che essa rappresenta sono destinati a durare per tutta la vita.

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Ps: con la presente, cogliamo anche l’occasione per ringraziare il Cav. Porro dell’importante e numerosa documentazione cartacea riguardante la storia del territorio triestino – con particolare riferimento al periodo post-bellico – che sarà oggetto di ulteriori approfondimenti anche da parte di chi scrive.

(Ferrara)

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