Mentre il mondo intero sta già pensando ad un vaccino a scopo preventivo per l’immunizzazione globale (è notizia di poche ore fa lo stanziamento di 140 milioni a favore della ricerca, annunciato dal Presidente Conte), nelle regioni italiane i medici si stanno occupando della cura dei pazienti già colpiti dal virus Sars-Cov-2 (Covid-19) ottenendo grandi risultati attraverso due distinte tecniche che stanno facendo molto parlare di se:
parliamo delle cure mediante ozonoterapia e plasma. La prima – rendono noto anche fonti giornalistiche nazionali – consiste nel prelievo di 200 millilitri di sangue che vengono fatti interagire per circa 10 minuti con l’ozono e in un secondo sono immessi nuovamente nel paziente: una procedura che viene ripetuta per tre, quattro volte e che ha già consentito la guarigione di decine di soggetti, che hanno superato la fase grave della malattia. La seconda tecnica – quella mediante plasma sanguigno – sta catturando l’attenzione dell’intero occidente:
la tecnica, rendeva noto anche RaiNews, consiste in alcune infusioni. C’è un donatore e ci sono dei pazienti che lo ricevono. In particolare la parte più liquida del nostro sangue è composta da acqua, proteine, nutrienti, ormoni, quindi senza elementi corpuscolati (ossia globuli rossi, globuli bianchi e piastrine), ma soprattutto c’è una quota di anticorpi che si sono formati dopo la battaglia vinta contro il virus: i cosiddetti anticorpi neutralizzanti, che si legano all’agente patogeno e lo marcano. L’unico svantaggio, che sembra non essere insormontabile secondo gli esperti, è la virtuale impossibilità di standardizzare il plasma, considerando la variabilità da donatore a donatore. In Puglia la tecnica è oggetto di interesse a livello internazionale, come ricorda questo servizio giornalistico televisivo:
Un video diffuso dal dott. Di Donno:
Pubblicato da Giuseppe DeDonno su Venerdì 1 maggio 2020
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