Ormai lo stato di agitazione è tangibile in tutta la città. Dopo l’annuncio dei tagli e degli aumenti tariffari previsti nel Piano di Riequilibrio Finanziario deciso e deliberato in Giunta è soprattutto il mondo delle Imprese a farsi sentire ad alta voce. Il mondo del commercio, ad Andria, così come quello dell’Artigianato, delle Imprese Edili e di tutti i settori produttivi è in subbuglio e non ci sta ad assorbire sulle proprie già fragili spalle questa mannaia che si aggiunge a tutte quelle sinora sopportate con gravissime ripercussioni sui bilanci aziendali ormai definitivamente compromessi. In particolare anche il mondo del commercio ambulante sta discutendo delle ripercussioni che avrà la tassazione Tosap sulle imprese concessionarie di posteggio nel mercato del lunedì visto che trattasi di un mercato improduttivo e allo stremo. Nessuno, oggi, sarebbe in condizione di sopportare una tassazione per l’occupazione di suolo pubblico che, con le nuove tariffe raddoppiate, potrebbe persino superare gli ottocento euro annuali pro capite.
“Uno stato di agitazione che potrebbe determinare azioni molto significative visto che proprio in questi giorni il mondo associazionistico locale sta fortemente stigmatizzando le decisioni assunte dall’amministrazione comunale e soprattutto le incapacità gestionali ed amministrative che hanno portato la comunità andriese a questa condizione di non ritorno, facendo persino presagire il trasferimento di molte imprese in altri territori se non l’accelerazione della loro chiusura definitiva, come da tempo sta già accadendo” – dichiarano dall’associazione di categoria Unimpresa Bat.
Sulla delicata situazione interviene il Componente Effettivo della Prima, Terza e Quarta Consulta della città di Andria, eletto dalle Associazioni, signor Savino Montaruli il quale apre un ulteriore fronte del dibattito sottolineando anche elementi procedurali. Montaruli ha dichiarato: “poiché trattasi di provvedimento adottato dalla Giunta comunale ai sensi dell’articolo 175, comma 4, del decreto legislativo n 267/2000 avente ad oggetto la variazione al bilancio di previsione finanziario 2018/2020, il provvedimento medesimo, prima di approdare in Consiglio comunale, deve essere sottoposto, nel rispetto dello Statuto comunale, al parere obbligatorio delle quattro Consulte comunali, come peraltro espressamente previsto dal Regolamento vigente. Visto che da parte del comune non sono pervenute le Pec di convocazione delle Consulte per tale preliminare passaggio obbligatorio, quando ciò dovrà avvenire? Si sono ricordati al comune di Andria che c’è questo passaggio da fare e che nel corso di tale incontro deve essere dettagliatamente specificato il contenuto del Piano di Riequilibrio Finanziario pluriennale, ai sensi dell’articolo 243 bis e successivo accesso al fondo di rotazione per assicurare la stabilità finanziaria degli enti locali? I componenti delle Consulte stanno attendendo la convocazione ed in quella sede finalmente sapremo cosa si prospetti per l’immediato futuro della città e per le sue prospettive di decrescita e di regresso sociale, economico, produttivo e culturale” – ha concluso Montaruli.
Comune chiuso, finestre accese. Così si presentava Palazzo San Francesco la sera di domenica 18 novembre 2018. I consiglieri comunali che arrivavano in ordine sparso ed anche con oltre trenta minuti di ritardo sull’orario fatidico delle 18,30. Qualcuno ha disertato l’incontro ma le facce dei presenti parlavano chiaro e manifestavano tutta la preoccupazione per quella loro firma, quella loro alzata di mano in un consiglio comunale che potrebbe decretare un futuro disastroso per i cittadini andriesi.
La preoccupazione per i contenuti del Piano di Riequilibrio Finanziario da sottoporre all’approvazione della spietata Corte dei Conti aumenta di ora in ora. In città l’argomento è in primo piano e se ne parla ovunque. Il pomeriggio di lunedì 19 novembre 2018 se ne è discusso anche presso la sede dell’Associazione di Categoria UNIMPRESA Bat, ad Andria, in un incontro allargato anche a molte realtà associative locali, presenti e molto preoccupate per ciò che accadrà fra qualche giorno. L’Associazione degli Imprenditori , anche questa volta, è la prima e forse anche questa volta resterà l’unica ad aver preso l’iniziativa.
A Montaruli (Presidente del Sodalizio) era stata affidata relazione, il quale, dopo l’analisi, aveva dichiarato: “il mondo delle imprese cittadino sarà fortemente penalizzato dalle decisioni delle prossime ore. Già il taglio dei servizi primari, come la mensa pubblica e l’aumento dei costi per la scuola, ha prodotto un’evidente preoccupazione, anche psicologica, nelle famiglie che si sentono meno sicure delle loro capacità di spesa e riversano queste restrizioni direttamente sui consumi. Come Associazione che rappresenta a livello pugliese una importantissima quota di imprese abbiamo già vissuto l’esperienza della città di Andria in altre città e le conseguenze sono state drammatiche. Emblematico il caso del comune di Mola di Bari, poi giustamente commissariato, dove i tributi e le tasse locali sono aumentate a dismisura portando, per esempio, gli ambulanti del mercato a pagare il canone posteggio più alto d’Italia; oltre mille euro al mese mentre ad Andria, ad esempio, oggi i 540 ambulanti del mercato non pagano un solo euro e potrebbero essere i primi a dover sborsare queste somme anche nella città federiciana. Una reazione a catena che si riverserebbe sulle famiglie, sui consumi e sugli stessi imprenditori che già stanno ponendo in essere un progressivo abbandono dell’interesse commerciale per la città di Andria, anche dopo le diffide, le denunce e le drammatiche conseguenze derivanti da una gestione paradossale ed assurda della vicenda Dehors che ancora non trova soluzione, senza parlare delle somme astronomiche che i negozi ed i pubblici esercizi pagano per la tassa rifiuti, nonostante la raccolta differenziata. Canoni tra i più alti d’Italia che superano molte migliaia di euro l’anno per superfici minime e standard. L’assenza di un Piano del Commercio, con quello vigente scaduto ed assolutamente inappropriato; l’assenza del Documento Strategico del Commercio, unitamente a politiche ambientali disastrose e politiche del lavoro che pongono la città all’ultimo posto nella recentissima classifica di Italia Oggi, accanto agli ultimissimi posti certificati per le Politiche del Turismo e lo Stato Sociale fanno di Andria una città irrecuperabile portata alla deriva dalle non scelte e soprattutto da un disinteresse che, coniugato con incompetenza ed assoluto scollamento dalla realtà, hanno determinato condizioni che peseranno moltissimo, alimentando, peraltro, quel flusso di abbandono del territorio da parte dei giovani che non vi fanno più ritorno.”
Una relazione dunque molto dettagliata e circostanziata che il Componente effettivo eletto della prima, terza e quarta Consulta comunale, Savino Montaruli, ha contenuto in oltre un’ora di rappresentazione. Tra le Associazioni che hanno preso parte all’incontro anche gli Agricoltori aderenti al C.L.A.A. i quali già da giorni stanno tenendo incontri tematici per la preoccupante situazione del mercato delle olive e dell’olio con conseguenze ancor più pesanti sull’economia cittadina e con una bomba sociale pronta a scoppiare in qualunque momento. La città di Andria dunque ad un punto di svolta con un assordante silenzio che persiste da parte di Associazioni e Polisindacati, Ordini Professionali, mondo della Politica e soprattutto da parte di chi ha preso senza dare cioè quei politici che si sono abbuffati di voti non meritati e che fra qualche giorno apporranno le loro firme su quel documento che porterà sicuramente la città allo stremo definitivo. Molti quella firma non la metteranno, non alzeranno quella manina di consenso, non berranno quest’altra damigiana di aceto e forse quel Piano di Riequilibrio Finanziario non arriverà neppure sulla scrivania del Giudice della Corte dei Conti che decreterà il definitivo ed irreversibile dissesto finanziario della Città Fidelis che fu. Intanto il giorno 27 novembre si discute la causa della ex Dirigente del Settore Finanziario dott.ssa Fornelli. Un’altra tegola che potrebbe definitivamente abbattersi su Palazzo San Francesco.
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