“Nelle ultime ore sono giunte segnalazioni relative alla presenza, alle volte minacciosa, di cani randagi nelle periferie di Andria. Quello del randagismo è un problema atavico della nostra città, come di molte altre città, un problema di non facile soluzione, su cui con la chiarezza e la trasparenza che mi contraddistingue proverò a fare il punto” – comincia così il messaggio diffuso dall’assessore Pasquale Colasuonno (Pubblica Sicurezza) in merito al problema legato al randagismo, fenomeno che negli ultimi tempi è stato segnalato da svariati residenti, soprattutto nei quartieri periferici della città. Attraverso un comunicato apparso sul sito web del Comune di Andria, l’assessore ha proseguito così la sua analisi:
“Gli attori principali coinvolti nella gestione del randagismo sono sostanzialmente tre: Comune, ASL ed Associazioni. Ciascuno di questi soggetti ha compiti e funzioni specifiche definiti dalla normativa nazionale e regionale, e tutti provano a perseguire un unico obiettivo: tutelare la salute pubblica attraverso la cura e la corretta gestione del rapporto uomo-animale. Il Comune di Andria non dispone né di canile sanitario (cioè un posto dove i cani possono stare massimo 60 giorni e dove vengono curati e microchippati) né di rifugio comunale (dove i cani vengono solo ospitati), come invece dovrebbe secondo la L.R. 281/91. È quindi da questo punto di vista un Comune inadempiente come purtroppo lo sono molto altri comuni. Per sopperire a tale deficit, ai sensi di leggi regionali, l’amministrazione ha stabilito una convenzione in passato con un canile/rifugio gestito da un privato (in passato i rifugi convenzionati erano 2). Tale privato, va detto, non viene pagato da oltre 2 anni ma continua ciononostante a garantire il servizio. Vengono garantiti, in qualche modo e non senza difficoltà, anche i servizi veterinari. A lui va il mio rispetto ed il mio “grazie”. Come ringrazio tutte le associazioni che assieme al gestore del rifugio hanno operato negli anni per l’adozione di un elevato numero di cani ospitati presso quell’ente. Non è più attiva dal 2019 neanche la polizza assicurativa di cui il Comune era dotato e che consentiva il rilascio degli animali catturati, sterilizzati e sottoposti ai trattamenti sanitari da parte delle AA.SS.LL. È una pratica questa, che pur non rappresentando l’optimum, costituiva una valvola di sfogo nei momenti in cui i rifugi erano saturi. Inoltre, permetteva ai volontari di seguire sul territorio quegli animali ben integrati e socializzati ormai amici dei cittadini residenti e spesse volte presenze silenziose ed indisturbate” – ha precisato Colasuonno, che ha poi concluso:
“Questa dunque la situazione che abbiamo trovato. Questo il quadro a tinte fosche che, chiaramente, viene da molto lontano. Cosa posso dire ai cittadini quando tutti sanno che le casse del Comune di Andria sono completamente vuote? Posso dire solo la verità. Costruire un canile comunale è un processo lungo burocraticamente e costoso, lo stesso ripianare i debiti con i canili privati. Non possiamo fare grandi progetti e non possiamo promettere miracoli. Nell’immediato cercheremo di valorizzare le associazioni che con i pochi volontari silenziosi di cui dispongono, riescono a garantire adozioni affidabili. Tradotto significa che recuperano spesso animali dalla strada e, dopo un lungo lavoro, riescono a trovare adozioni sicure, venendo in tal modo incontro agli interessi della città. Tra i diversi progetti finalizzati alla prevenzione del randagismo, c’è quello di prevedere convenzioni con guardie zoofile volontarie per garantire la vigilanza sull’osservanza delle disposizioni alla L.R. n.2/2020. Percorreremo insomma tutte le strade possibili. Tuttavia invito tutti i cittadini turbati ed impauriti dalla presenza di cani vaganti, a non tramutare la propria paura in insofferenza ed intolleranza nei confronti degli animali. Il buon cittadino provveda ad effettuare le segnalazioni agli organi preposti e insieme cerchiamo di rendere Andria una città sempre più vivibile” – ha concluso l’assessore andriese.
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