Andria: “qui nel 1920 il formaggio prodotto con il latte di bufala” – la ricerca storica di Montaruli con le foto d’epoca per non dimenticare la Storia inedita dell’antica versione della burrata

Un dibattito in pieno fermento quello posto in campo dall’attivismo sociale del Presidente dell’Associazione di Impegno Civico Savino Montaruli sulle origini del formaggio che oggi chiamiamo burrata, caratteristico prodotto della città di Andria diventato celebre in tutto il mondo. Dopo le analisi che hanno fatto emergere nuovi ed interessantissimi elementi storici con rivelazioni di particolare importanza, la ricerca dell’attivista e giornalista andriese si concentra, in particolare, sulle famiglie e sui luoghi ai quali verrebbero ricondotte le origini dell’antica versione della burrata che un tempo si produceva ad Andria. Nei precedenti interventi, Montaruli ha evidenziato l’interessante ruolo avuto dal signor Riccardo Asseliti, al tempo massaro della Famiglia Bianchini, dalle cui mani veniva prodotta la burrata prodotta allora a Andria. Un ricordo, quella dei discendenti del signor Riccardo Asseliti, che si è concentrato sul ruolo che il congiunto ha avuto all’interno della masseria della Famiglia Bianchini e nella lavorazione tipica del formaggio avvolto nel suo famoso involucro. Nel suo successivo intervento, Montaruli ha concentrato l’attenzione sulla straordinaria storia di Angelo Asselti, del suo papà Michele e del nonno Antonio Asselta, raccontando della storica masseria ai piedi di Castel del Monte dove i suddetti lavoravano sin dai primi del 1900 quell’involucro protettivo dal contenuto prezioso ed inimitabile, sapientemente decorato ed aromatizzato con foglia di asfodelo: la burrata. Una storia, quella della burrata di Andria, che oggi Montaruli arricchisce con la testimonianza dei discendenti della Famiglia Memeo ed è lo stesso Giornalista andriese ad aggiungere:

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“la storia delle origini della burrata di Andria, fortunatamente grazie alle testimonianze, anche viventi, di protagonisti e discendenti delle famiglie di casari che hanno tutte contribuito alla nascita del prezioso prodotto, si arricchisce ulteriormente. Esattamente come avevo fatto con i rappresentanti delle Famiglie Asseliti/Asselti/Asselta, questa volta il racconto storico viene dalla voce del signor Antonio Memeo, professionista andriese discendente da una delle prime famiglie di casari andriesi, la famiglia Memeo che ha scritto pagine importanti della storia delle origini della burrata, con una novità importantissima:

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la burrata veniva prodotta nelle Masserie Memeo anche dal latte di bufala. Infatti erano numerosissimi i capi di bufali presenti nelle Masserie Memeo, in contrada da San Leonardo, anche detta “Posta Grande di San Lorenzo” risalente al 1200 peraltro Protettore dei Templari, ma anche nella Masseria di via Vecchia Spinazzola dove erano allevati una trentina di capi di bufali, unitamente ad oltre 500 pecore, una cinquantina di vacche, pecore e cavalli in oltre trecento ettari di terreno; una presenza delle bufale, dunque, non nuova nel territorio murgiano. Anche dal latte di bufala, con caratteristiche proprie e particolari, veniva quindi prodotta la burrata di Andria. Siamo nel periodo attorno al 1920. Il signor Antonio Memeo racconta che fu suo nonno che comincio l’attività di allevatore, oltre che di casaro, subito dopo la prima guerra mondiale e quella di allevatore di bufali quasi come una sfida perché all’epoca secondo alcuni i bufali si potevano allevare solo nelle zone con presenza di acqua; invece lui dimostrò il contrario. Il papà di Antonio, il signor Riccardo Memeo, era nato il 1920 e, andato in guerra il 1938 a soli 18 anni, al suo ritorno, dopo sei anni perché fu preso prigioniero dagli inglesi e rimase in Inghilterra e precisamente a Liverpool a lavorare nei campi trattato molto bene dagli inglesi, come racconta, continuò l’attività del padre Antonio con l’allevamento e la trasformazione del latte. Dal racconto di Antonio Memeo emerge, inoltre, in maniera chiara come la burrata non fosse nata come prodotto in sé ma come contenitore per trasportare il suo prezioso contenuto. In quel tempo, infatti, il trasporto del latte e dei prodotti caseari non era cosa agevole quindi, per evitare tutti i disagi derivanti dal trasporto con mezzi impropri e non adeguati, nacque l’idea di racchiudere nel prezioso involucro di pasta il contenuto da trasportare. L’analisi storica e temporale degli avvenimenti – prosegue Montaruli – ci da la chiara idea di quanto sia estremamente difficile ricondurre ad un solo soggetto piuttosto che ad una Famiglia le origini della burrata. La Famiglia Memeo, peraltro, è stata la proprietaria di uno dei due unici Punti Vendita della città di Andria dove venivano venduti i prodotti caseari, in via G. Poli 88, negli anni ’60; un’attività andata avanti fino al 1970. Un negozio per la vendita al banco di latticini e burrate dove si formava la coda degli acquirenti in attesa che il padre di Antonio Memeo, il signor Riccardo, arrivasse dalla campagna con la burrata prodotta nelle Masserie Memeo. Ritengo che tutti questi elementi storici e di riferimento temporale siano fondamentali per arricchire il valore del nostro prodotto identitario, al fine di rendere degno omaggio a tutti coloro che hanno scritto, in un modo o nell’altro, pagine di storia imprenditoriale, sociale, economica, identitaria della nostra burrata e della nostra città”.

Secondo il Presidente dell’associazione “Io Ci Sono!“, “la ricostruzione delle origini della burrata potrebbe riservare ulteriori elementi di riflessione. Elementi che sono utili e preziosi non solo a livello istituzionale rispetto alle scelte che anche l’Amministrazione comunale, attraverso la sua Commissione Consultiva Toponomastica, ha voluto affrettarsi, inopportunamente, a percorrere la strada dell’intitolazione di una Rotatoria agli “inventori” della Burrata, mentre quella storia è tutta in fase di “costruzione”, come avrebbe dovuto la stessa Commissione avviare quale iter di pubblico coinvolgimento ai fini del riconoscimento. Di sicuro tutto quanto sta emergendo in merito alle origini della burrata, con testimonianze storiche, luoghi ed eventi inconfutabili, dovrebbe essere materiale utile e sostanziale per addivenire a quel riconoscimento del Valore della Burrata quale prodotto di questa terra le cui origini sono, evidentemente, riconducibili a una molteplicità di soggetti che hanno reso la burrata il prodotto d’eccellenza nel mondo”.

 

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