Far crescere il pil fa bene all’economia, ma all’ambiente chi ci pensa? Stando a quanto riferito da alcune fonti internazionali, la produzione di nuovi indumenti richiederebbe notevoli risorse a tal punto da raggiungere il quarto posto tra le attività umane piu’ inquinanti e distruttive dopo la produzione di case, trasporti e cibo. Nella maggior parte delle situazioni, infatti, produrre nuovi indumenti vuol dire anche sfruttare molteplici risorse naturali, spesso non rinnovabili. Al contempo – non ce ne vogliano gli imprenditori locali – spesso finiscono nella pattumiera indumenti che potrebbero essere riutilizzati da chi ne ha bisogno. Anche per questo il circolo di Andria dell’associazione Legambiente ha voluto effettuare un esperimento:
nella serata dello scorso 17 ottobre 2019, presso la sede sita in via Spagnoletti (nel centro storico di Andria, a due passi da Piazza Catuma e da Piazza Duomo), moltreplici cittadini tra giovanissimi, mamme e papà, si sono radunati per portare alcuni capi d’abbigliamento usati e poterli così liberamente scambiare tra i partecipanti. L’esito dell’iniziativa è risultata ben al di sopra delle aspettative, con la partecipazione di soggetti esterni all’associazione, diostrando un certo interesse per questa tematica. L’impressione è che in queste circostanze, l’ambientalismo sia anche capace di catturare l’attenzione di tutti coloro che necessitano di ottenere qualcosa di utile risparmiando delle risorse economiche. Un connubio perfetto che potrebbe rivelarsi la soluzione alla sfida dell’ambientalismo nei cofronti del consumismo senza controllo. A quanto pare, visto il successo dell’iniziativa, non sarebbero da escludere ulteriori eventi organizzati dal circolo “Thomas Sankara” di Legambiente. Il post diffuso dalla Pagina Facebook:
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