
Paradossalmente, l’abitudine a puntare il dito contro gli amministratori locali potrebbe aver incentivato la cattivissima (quanto illegale) usanza dell’abbandono rifiuti: enorme problema che ancora oggi, nonostante anni di denunce da parte dei cittadini onesti, continua a manifestarsi in maniera diffusa, non solo ad Andria ma anche nelle città limitrofe (come nella vicina Barletta). E’ quanto ricordato dal nostro concittadino ecologista, Nicola Montepulciano che ha voluto condividere con noi molteplici scatti fotografici “della vergogna” effettuati in svariate località del territorio. Questo scempio ambientale, ad esempio, è stato fotografato lungo il trafficato marciapiedi di via Bruno Buozzi, a pochi metri dalla villa comunale:

“L’abbandono selvaggio dei rifiuti non è un fenomeno circoscritto alla nostra città, purtroppo; da quanto si apprende da diverse fonti d’informazione regionale è esteso a tutta la Puglia, con diverse modalità: abbandono in piena città e in periferia, lungo le strade di ogni genere, nelle scarpate, nelle campagne, nei boschi, nelle ville comunali, in riva al mare ed altro ancora. Tuttavia questo modo di agire è mal sopportato dalle stragrande maggioranza degli andriesi a tal punto da ricevere non poche richieste di intervenire con articoli di protesta. Cosa che da decenni faccio senza mai annoiarmi. Questa volta intervengo con articoli corredati da fotografie vecchie e nuove sperando di suscitare qualche riflessione in chi ha abbandonato rifiuti anche anni fa” – ha osservato Montepulciano che ha poi aggiunto:

“Sottolineo che, come sempre, in questo caso non siamo di fronte a inadempienze di carattere istituzionale, non v’è, cioè, responsabilità delle amministrazioni comunali, ma di persone, non solo adulte, che hanno nel dispositivo cerebrale lo schema o la scheda del maiale, del porco, ci troviamo, cioè, di fronte a defenestrati mentali. Poco si curano della salute dei cittadini, soprattutto bambini e del territorio con probabili ricadute negative anche per altri aspetti. Lasciare rifiuti, per es., lungo la strada per Castel del Monte, che potremmo anche definire “strada turistica”, procura un danno d’immagine. Se si dovesse creare un passaparola fra turisti sulla sporcizia di questa strada potrebbero abbandonarci. Malnati insozzatori risparmiateci almeno questa strada. I rifiuti abbandonati, inoltre, in posti inaccessibili potrebbero essere preda di topi e allora saranno grossi guai” – ha concluso Montepulciano. Le altre foto non possono che incentivare la riflessione sulla diffusione del fenomeno dell’abbandono rifiuti ad Andria e dintorni:











Questa casa è stata demolita per altra costruzione, ma questo modo di disfarsi dei rifiuti forse è l’esempio massimo della disfunzione mentale:

Quartiere Fornaci:


Come i lettori ricorderanno, molteplici sono state le segnalazioni diffuse da VideoAndria.com riguardo il triste fenomeno dell’abbandono dei rifiuti e molte di esse sono state effettuate da Montepulciano. Questo nuovo articolo, quindi, va interpretato come un drammatico riassunto della situazione attuale: un quadro generale del contesco in cui l’intero territorio è costretto a subire, fatto di degrado, di mancanza di empatia per l’ambiente e per la vita che ruota attorno ad esso. Una situazione a tratti assurda se si pensa che la maggioranza degli andriesi è “credente” ma, evidentemente poco o per nulla praticante: se scoprissimo che tra coloro che abbandonano rifiuti ci fossero anche persone che partecipano agli eventi religiosi, dovremmo appurare che la lodevole eciclica “Laudato Si” di Papa Francesco – volta alla salvaguardia del creato – non è stata affatto compresa. Un commento più “laico”, invece, non può certo rivelarsi meno severo: di mezzo c’è comunque la tutela del patrimonio pubblico, della sua salute, dell’immagine turistica e quindi anche dell’economia locale. Prima ancora che dai vertici istituzionali, questa gentaglia andrebbe denunciata da quella parte buona della cittadinanza andriese non più disposta a restare in silenzio davanti a situazioni a dir poco scandalose come quelle documentate in questo nuovo intervento. L’auspicio, dunque, è che il fenomeno dell’abbandono rifiuti possa continuare ad essere interpretato come è giusto che sia: un grave reato contro l’ambiente e la salute e non “un’abitudine” giustificabile dalla pigrizia e da abitudini carvenicole di taluni soggetti.
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