“Una seduta di Commissione tematica che ha consentito ai componenti di apprendere, praticamente per la prima volta, informazioni circa l’iter avviato con la deliberazione di Giunta comunale nr. 145 del 20 settembre 2017. Una deliberazione mai concertata e quasi “sconosciuta” anche ai componenti del consiglio comunale che ora pretendono spiegazioni. Parte di quelle spiegazioni sono giunte, proprio nel corso della seduta di 4^ Commissione del giorno giovedì 2 novembre scorso da parte dell’Assessore comunale alla Pubblica Istruzione, avv. Paola Albo e della Dirigente dott.ssa Ottavia Matera. Le due relatrici hanno illustrato le motivazioni alla base della scelta della soppressione del servizio mensa ma evidentemente quelle spiegazioni non hanno soddisfatto la Presidente prof.ssa Giovanna Bruno la quale oggi ha dichiarato: “ho appreso, abbiamo appreso solo il giorno 2 novembre, durante la seduta di Commissione, delle motivazioni alla base della drastica e dannosa decisione. E’ vero che l’Assessore Albo ha precisato che quello è solo un atto di indirizzo ma è pur vero che la Dirigente Matera ha affermato che sta accelerando i tempi proprio sulla scorta di quell’atto di indirizzo e che restano solo poche settimane per eventuali interventi a proposito” – ricorda la consigliera comunale di centrodestra Giovanna Bruno.
“Se è vero dunque che il tutto pare lo si voglia concludere entro dicembre, per motivi tecnici, è altresì vero che non comprendiamo come si possa affermare di voler avviare solo ora il confronto pubblico con i dirigenti scolastici, con le famiglie, con i genitori, con le associazioni, con le consulte, come ha affermato di voler fare l‘assessore. Ci sono inoltre aspetti che richiedono ulteriori approfondimenti e che possono aver “falsato” le giustificazioni alla base della decisione politica unilaterale della Giunta. Si parla di una percentuale minima di famiglie degli alunni interessate al servizio mensa ma evidentemente c‘è un grossissimo errore di valutazione. Infatti quella percentuale viene calcolata prendendo quale base di calcolo il numero totale degli alunni andriesi appartenenti a tutte le scuole cittadine ma così non è”.
“Infatti, poiché non tutte le scuole andriesi offrono quel servizio ma solo alcune, la base di riferimento deve essere il numero degli alunni di quelle scuole dove il servizio mensa viene effettuato quindi in questo caso la percentuale si alza moltissimo e raggiunge cifre molto considerevoli quindi non è assolutamente vero che il servizio non è “appetibile”, anzi andrebbe sollecitato ed incrementato così come andrebbero fatte diverse valutazioni circa il decremento negli anni. In quanto al costo complessivo sostenuto dal comune di Andria, molti milioni di euro, a fronte di percentuali minime di copertura di tale costo dagli introiti dei paganti, sarebbe interessante sapere, alla fine, quanto venga a costare realmente ciascun pasto all’Ente pubblico perché forse il problema è proprio questo e scopriremmo che quel “pasto” potrebbe avere un costo impressionante ma di questo non ci è stata data alcuna indicazione né informazione. Inoltre ma non ultima la questione sociale”.
“Eliminare il servizio mensa significa mortificare, umiliare quelle famiglie che realmente sono e vivono in condizioni di indigenza, che non possono permettersi di pagare il buono pasto per i propri figli. Quelle famiglie, introducendo il pasto domestico in alternativa al servizio mensa, sarebbero due volte penalizzate: la prima perché verrebbero private di un sostegno sociale primario perché trattasi di interventi su minori e la seconda perché si vedrebbero costrette a dover fornire di tasca propria il pasto da portare a scuola, senza neppure sapere ed avere indicazioni sulle rigide modalità di confezionamento, di trasporto e di conservazione di tale pasto domestico. L’aspetto didattico e formativo: l’introduzione del servizio mensa, con l’implementazione di prodotti locali, controllati, di origine protetta e certificati, in confezioni sigillate e verificate, inseriti in un piano di controllo dell’alimentazione di corretta passi igienica e della salute pubblica sono fondamentali per la salute degli studenti e dal punto di vista didattico, non solo per gli stessi alunni ma anche per le loro famiglie rispetto al loro regime alimentare, spesso inadeguato. E la questione occupazionale dove la mettiamo? A quale posto? Secondo le parole della Dirigente sarebbero una trentina i docenti che dovrebbero trovare diversa allocazione, anche in altri comuni”.
“Se questo è un dato trascurabile allora vuol dire che di errori di valutazione se ne sono commessi moltissimi. Ecco perché personalmente ma anche come Gruppo chiederemo che l’argomento venga trattato opportunamente in Consiglio comunale dove sarà nostra premura anche sottolineare il nostro percorso politico verso l’individuazione di adeguate politiche del Lavoro, soprattutto femminile. Questo significa che ci sarà sempre più bisogno di conciliare i tempi del lavoro con quelli della famiglia da parte delle donne quindi il servizio mensa va sostenuto, incentivato e non soppresso come vorrebbero fare i componenti di Giunta che hanno votato l’Atto di Indirizzo non condiviso” – conclude la Bruno.
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