Afghanistan, da Andria l’appello: “posso personalmente ospitare 4 persone per tre mesi, chi ha disponibilità si faccia avanti”

Il 4 aprile del 2016 il ricercatore ecologista Nicola Montepulciano pubblicò un interventosulla Gazzetta del Mezzogiorno dove, a pag VII, comparve un articolo dal titolo “Borghi abbandonati e i profughi” in cui il nostro concittadino dichiarò di sostenere che che “l’Italia può ospitare migliaia di profughi siriani senza che siano di peso a nessuno. Anzi, possono essere di aiuto alla nostra economia…”. A distanza di anni, la situazione è cambiata leggermente: il dramma non giunge più tanto dalla Siria quanto dal vicino Afghanistan, recentemente rioccupato dalle forze Talebane. Cambiano le questioni geopolitiche ed umanitarie, ma non è cambia la posizione di Montepulciano, che, riproponendo il suo scritto risalente al 2016, ricorda: “Ora c’è l’emergenza dei profughi afgani e quel mio intervento ben si può adattare a loro. Andria ha scuole, carcere ed altro in abbandono, si possono benissimo restaurare o ristrutturare per ospitare un discreto numero di afgani, senza dire che vi sono facoltosissime famiglie o costruttori che possiedono vari appartamenti e possono dare loro alloggio a titolo gratuito per un certo periodo di tempo. Per quanto riguarda il vitto dico subito che personalmente posso provvedere, per un buon periodo di tempo, ai bisogni di una famiglia di 4 o 5 persone per un periodo di due-tre mesi – ha sottolineato Montepulciano. Nel 2016, il notro concittadino scriveva: 

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“Un profugo siriano intervistato in una tendopoli ha detto: <<Possibile che la grande Europa non sia in grado di ospitare un milione di profughi, mentre il piccolissimo Libano ne ospita già di più?>> E’ incredibile, ma è così. Senza prendere in considerazione gli altri Stati straricchi europei, l’Italia può ospitare migliaia di profughi siriani senza che siano di peso a nessuno. Anzi, possono essere di aiuto alla nostra economia. Vi sono non pochi borghi disseminati in tutta Italia che sono stati gradualmente abbandonati da alcuni anni, altri che contano ormai un centinaio di abitanti e vanno sempre diminuendo. Un paesino non è del tutto abbandonato perché ci vive, ostinatamente, una signora molto ma molto anziana, in completa solitudine e, ancora, vi è un paese con pochi abitanti, ormai, il cui sindaco è disposto ad offrire un contributo mensile a chi decide di andarci a vivere” – osservò all’epoca Montepulciano che aggiunse:

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“Vi sono taluni miliardari stranieri che stanno comprando questi borghi e paesini con relativi terreni agricoli abbandonati. Escludendo paesini terremotati, è da ritenere che queste località possano offrire degna ospitalità. In ogni caso, vivere qui è sempre meglio che vivere sotto le bombe, sempre meglio che in quelle sottospecie di tendopoli fra freddo, malattie e fame e dove pochi li aiutano. Ma, ammesso che ci saranno difficoltà iniziali, e non potrà essere diversamente, si può prospettare questa possibilità di vita e lasciare loro la decisione. Ma se ci vive una vecchierella tutta sola in un paesino e in un altro qualche centinaio di abitanti il cui sindaco offre un contributo a chi vuole andarci a vivere, vuol dire che c’è possibilità di vivere dignitosamente. Vi saranno case agibili, elettricità, acqua, servizi igienici, piccoli forni, stalle abbandonate ove poter avviare gradualmente allevamenti di molte specie di animali onde avviarsi a vivere, in qualche modo, autonomamente. Sarebbe molto conveniente istruirli per avviare forme di allevamenti, per così dire, alternativi come quello degli asini, le così dette ”asinare”, per ricavare il richiestissimo latte di asina che ha raggiunto prezzi iperbolici. Oltre a contribuire al recupero di una specie in via di estinzione. Lo stesso dicasi per l’apicoltura, ora in lentissima ripresa per via della malattia che ha colpito le api, che ha fatto sì che il nostro miele, richiestissimo, abbia costi alquanto salati. Ci saranno fra i profughi artigiani e tecnici che possono contribuire o provvedere ai necessari restauri e che sono quelli che meglio possono preservare le caratteristiche di vita dei loro luoghi di origine, la loro identità. Vi sono svariati paesi e paesini nella nostra penisola dove da secoli vivono comunità albanesi e non solo, che fuggirono dai luoghi di origine proprio per gli stessi motivi che oggi costringono i siriani a fuggire:

guerre e persecuzioni. Sono gli Arbereshe, cioè gli albanesi d’Italia, comunità che si caratterizzano per la gelosa conservazione della loro lingua, religione, usi, costumi, tradizione, gastronomia ed anche alcuni aspetti artistici e sono perfettamente integrati. Poi c’è l’Isola linguistico-religiosa di Guardia Piemontese e la vivace comunità valdese di Dipignano in Calabria, pure integrate perfettamente con le loro peculiarità. Per tornare ai siriani , non mancano persone preparate a livello universitario, molti conoscono l’italiano e sapranno cosa e come fare. E non è certo scritto da nessuna parte che in seguito non possano trasferirsi altrove. Il tutto senza spese per noi italiani perché c’è l’intervento dell’Unione Europea per i rifugiati. Anziché dare i soldi all’ipocrita, doppiogiochista Turchia si possono dare all’Italia. Ma ad una condizione: il tutto sia organizzato da Enti di provata serietà come la Comunità di Sant’Egidio, le Confessioni Valdesi ed Evangeliche, le Caritas. In molte città italiane, poi, vi sono ospedali, carceri, asili completati, pronti da tanti, tanti anni che giacciono inutilizzati. Questo non è un altro discorso” – aveva concluso Montepulciano. Per comprendere meglio, a distanza di anni, cosa sta accadendo nel mese di agosto 2021 in Afghanistan, riportiamo qui sotto il link ad un reportage (in lingua inglese) diffuso su YouTube:

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